Ci sono molte città bellissime in Italia, ma… e se vi dicessi che ce una “città ideale”, che è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e che probabilmente non avete mai sentito nominare? È Sabbioneta, la creazione, quasi un capriccio, di un principe rinascimentale che la costruì in poche decine di anni seguendo i canoni ideali dell’architettura classica. Sì, una città creata dal nulla, dimenticata dopo la morte di quel principe e, quindi, perfettamente conservata, trasformata in un piccolo borgo “sperduto” nella campagna mantovana. Ogni bastione delle sue mura, ogni strada della sua perfetta disposizione a scacchiera, ogni palazzo, ogni tempio religioso è la prova di questo “ideale” rinascimentale. Non siete curiosi di andarci? Devo ammettere che non avevo mai sentito parlare di Sabbioneta, anche se è italiana. Ma quando ne abbiamo sentito parlare nella vicina Mantova, non abbiamo potuto fare a meno di andare a “conoscere la perfezione”.
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Sabbioneta: la città ideale del rinascimento, Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO
Sabbioneta condivide con Mantova la dichiarazione di Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Perché hanno avuto questo riconoscimento e perché insieme? Perché entrambi, in modi diversi, sono esempi riusciti di progetti urbanistici rinascimentali. Se Mantova è un modello di riforma e ampliamento di una città esistente – ha un impianto e monumenti romani e medievali – Sabbioneta è un modello di città creata dal nulla. I “colpevoli” sono sempre gli stessi: i membri della famiglia Gonzaga, signori della città-stato e poi ducato di Mantova. Una delle grandi case nobiliari del Rinascimento italiano. Nel caso di Sabbioneta, il responsabile è in realtà un solo uomo: Vespasiano Gonzaga Colonna. Sabbioneta era la sua “piccola Atene”, la città che voleva costruire secondo gli ideali dell’architettura classica vitruviana – che ispirò il Rinascimento – e dell’ingegneria militare.
Vespasiano arrivò a Sabbioneta nel 1544. Dal 1544 al 1568 costruì le mura, tracciò il tracciato a scacchiera e costruì il suo Palazzo Ducale. Dopo alcuni anni in Spagna – era Granduca di Spagna e uno degli uomini più fidati di Filippo II – trasformò Sabbioneta in principato nel 1577. L’ultimo degli edifici monumentali ad essere eretto, il teatro, fu completato appena un anno prima della morte di Vespasiano Gonzaga, che morì nel 1591. Sono bastati meno di quattro decenni per costruire ciò che altrove richiedeva secoli: un’intera città. E tutto per niente: dal momento stesso della morte del principe, iniziò la sua decadenza.
Cosa vedere a Sabbioneta: monumenti ideali nella città ideale
Grazie a questa rapida decadenza e al fatto che Sabbioneta non si è sviluppata ulteriormente, sono rimasti in piedi sia la cinta muraria che gli edifici monumentali commissionati da Vespasiano Gonzaga. È possibile, e altamente consigliato, entrare in molti di essi. Se volete entrare in questi edifici e visitare anche i bellissimi palazzi di Mantova, vi consigliamo di munirvi della Mantova Sabbioneta Card. Per 20 euro si ha accesso per 72 ore a musei e palazzi di entrambe le città, ai trasporti urbani di Mantova e all’autobus che collega Mantova a Sabbioneta. Si possono acquistare in diversi musei, nell’ufficio turistico di Mantova e anche nell’ufficio turistico di Sabbioneta. Presso l’ufficio turistico di Sabbioneta è inoltre possibile acquistare i biglietti per ciascuno dei musei; gli orari di apertura e i prezzi sono consultabili sul sito ufficiale.
Il muro rinascimentale che ancora protegge Sabbioneta
Questa cinta muraria eretta da Vespasiano Gonzaga, con i suoi sei bastioni, ciascuno ad angolo, circonda ancora il centro storico di Sabbioneta e si è conservata praticamente intatta. Dal basso non si vede la sua forma a bastionata – no, non abbiamo un drone. Quello che vedrete sono i due portoni che si aprono alle estremità della via principale che, senza dubbio, si chiama via Vespasiano Gonzaga. Da un lato si trova la Porta Vittoria, la più antica, e dall’altro la Porta Imperiale, aperta nel 1579 e rivestita di marmo. Se arrivate in autobus da Mantova, quest’ultima sarà il vostro accesso alla città. Un inizio di visita inaspettato: vedrete che sembra più la facciata di una chiesa che la porta di una cinta muraria.
La Piazza Ducale e le sue prospettive rinascimentali
La Piazza Ducale, centro politico e religioso di Sabbioneta, è una dimostrazione dell’armonia e dell’ordine tipici del Rinascimento. Qui convergono le vie principali della città, con i loro eleganti portici, e il suo edificio più importante: il Palazzo Ducale, da cui prende il nome. Arrivando qui senza altri turisti, ci siamo sentiti quasi come bambole in un modellino… Il Palazzo Ducale occupa un intero lato della piazza. Non così la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, un po’ defilata in un angolo. Avvicinatevi alla chiesa e fermatevi davanti alla sua facciata di marmo rosso e bianco. Non mancate di entrare, perché la cupola traforata barocca – sì, c’è stata vita dopo il Rinascimento – di una delle sue cappelle è molto curiosa.
Il Palazzo Ducale: il gioiello della corona… o della corona del ducato
È il momento di visitare il più importante e antico degli edifici costruiti da Vespasiano Gonzaga: il suo Palazzo Ducale. Lo eresse tra il 1568 e il 1577 come residenza e sede di rappresentanza. In altre parole, qui ha portato i suoi ospiti ad avere le allucinazioni e a rendersi conto della grandezza del suo potere. Se poteste entrare in un solo luogo di Sabbioneta, sarebbe il Palazzo Ducale: anche voi rimarrete a bocca aperta, quattro secoli e mezzo dopo quegli ospiti. La facciata, con il suo colonnato, il porticato, gli archi e la torre, è già impressionante. Ma è l’interno, con le sue sale affrescate, i soffitti in legno intagliato – in parte ricoperti dall’originale foglia d’oro – e le sculture, a farvi dimenticare di essere in un piccolo villaggio nel mezzo del nulla. Le sculture più impressionanti sono quelle della Sala delle Aquile – o delle Guardie: quattro statue equestri a grandezza naturale in legno dipinto che raffigurano Vespasiano e tre dei suoi antenati. I principi del Rinascimento non erano noti per la loro sobrietà… La sala più bella è senza dubbio la Galleria degli Antenati, con i suoi bassorilievi in stucco con i ritratti dei Gonzaga e la sua volta a botte affrescata.
La Chiesa dell’Incoronata e la Tomba di Vespasiano Gonzaga
Dietro il Palazzo Ducale si trova un altro piccolo gioiello rinascimentale: la chiesa dell’Incoronata. Questo piccolo tempio ottagonale, costruito come cappella privata di Vespasiano Gonzaga, è oggi sede del suo mausoleo. Non ci vorrà molto per trovarlo: i preziosi marmi e, soprattutto, la grande statua di bronzo che rappresenta il principe quasi come un imperatore romano danno indizi… Il mausoleo non è l’unico motivo per entrare: la chiesa è un’altra “opera perfetta” del Rinascimento.
Il Museo d’Arte Sacra e il Vello d’Oro
Avendo la Mantova Sabbioneta Card, siamo entrati in tutti i luoghi della città a cui dava accesso. Ammettiamo che altrimenti non saremmo mai entrati nel Museo d’Arte Sacra “A Passo d’Uomo”. Non amiamo molto i musei d’arte sacra in generale e non ci aspettavamo di trovare qualcosa di molto spettacolare. Ma Sabbioneta ci aveva già riservato qualche sorpresa… Siamo arrivati al museo durante l’orario di apertura, ma abbiamo trovato la porta chiusa. Abbiamo suonato il campanello un paio di volte e, proprio mentre stavamo per andarcene, è arrivata una gentile signora anziana ad aprire la porta. Ha acceso le luci in una stanza dove abbiamo trovato sculture in legno, oggetti d’argento, tessuti e manoscritti antichi e persino un organo portatile del XVI secolo, parte del tesoro dei Gonzaga. Ma il meglio doveva ancora venire. Prima di andarsene, la signora ci ha detto che dovevamo vedere un’altra stanza. Lì, in una teca di vetro, c’era il Vello d’Oro, simbolo di uno degli ordini cavallereschi più prestigiosi d’Europa, fondato nel XV secolo. Questo piccolo gioiello d’oro, che rappresenta un ariete e ha un valore inestimabile, fu un dono di Filippo II. È stata ritrovata nel 1988 nella tomba di Vespasiano durante i lavori della chiesa dell’Incoronata.
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Il Teatro all’Antica o Teatro Olimpico
L’edificio più particolare di Sabbioneta è il suo teatro: il Teatro all’Antica o Teatro Olimpico. Il Teatro all’Antica di Sabbioneta è stato il primo teatro in Italia a essere concepito come tale, senza essere collocato in un edificio precedente. La sua scala in legno e, soprattutto, la sua loggia semicircolare con le colonne e le grandi statue che rappresentano le divinità dell’Olimpo ci hanno lasciato a bocca aperta. I restauri dell’ultimo secolo hanno recuperato parte degli affreschi originali che erano stati dimenticati nel tempo – il teatro fu utilizzato come caserma e cinema.
La Sinagoga di Sabbioneta: c’è vita dopo il rinascimento
Avevamo ancora un edificio religioso da visitare a Sabbioneta. E… sorpresa! Non era né una chiesa né il Rinascimento. Stiamo parlando della sinagoga neoclassica, risalente agli inizi del XIX secolo, con i suoi stucchi e le sue sontuose decorazioni. Anche se non è rinascimentale, è stato costruito sul sito di un palazzo rinascimentale, dove si trovava la cappella.
Piazza d’Armi, Galleria degli Antichi e Palazzo Giardino
C’è ancora di più. C’è un’altra grande piazza e un altro grande palazzo che rivaleggia con la Piazza Ducale e il Palazzo Ducale di Sabbioneta. Sono la Piazza d’Armi e il Palazzo Giardino. La Piazza d’Armi, o Piazza del Castello, è il sito dell’unico edificio pre-rinascimentale di Sabbioneta, una piccola fortezza demolita alla fine del XVIII secolo. Ciò che rimane, e che occupa un intero lato della piazza, è la Galleria degli Antichi, uno dei gioielli rinascimentali di Sabbioneta. Si tratta di una grande galleria, lunga 97 metri, decorata con affreschi e, un tempo, con busti greci e romani – Maria Teresa d’Austria li portò a Mantova nel XVIII secolo. La colonna romana con la statua di Atena al centro della piazza sembra provenire dal sacco di Roma del 1527. Anche il padre di Vespasiano, Luigi Gonzaga “Rodomonte”, partecipò al sacco, che avrebbe portato a Mantova come bottino. Un passaggio sopraelevato collega la galleria a Palazzo Giardino, la residenza privata del principe. Nelle sue circa venti sale, con nomi e decorazioni ispirate al mondo classico – dalla Sala di Marte alla Sala di Orfeo passando per la Sala di Enea – troviamo ancora una volta affreschi, stucchi, grottesche, pavimenti in marmo… Vespasiano evidentemente non amava la sobrietà.